Fake news, imparare a difendersi

da | 6 Lug, 2021 | Libri, Lifestyle, Tech

Fake news, quanto siamo capaci di distinguere il vero dal falso?

Secondo una ricerca democraziedigitali.it il 65% degli italiani non riesce a distinguere una fake news da una notizia vera. 

E all’estero la situazione non è migliore: in Francia, il partito di Macron ha recentemente annunciano di voler investire in un piano d’azione contro fake news e video deepfake, attraverso una piattaforma in grado di segnalare la propagazione della disinformazione. 

Questo perché le notizie false possono alterare i destini di intere nazionali, ma soprattutto plasmare i comportamenti collettivi. 

Raramente si tratta di news evidentemente plateali, ma quasi i fatti proposti aderiscono a una leggera distorsione della realtà e fanno leva su quelle che sono i nostri gusti e convinzioni. 

Ma come è possibile che il nostro cervello venga ingannato così facilmente e come possiamo difenderci? 

Fake news, ovvero notizie false 

Le fake news sono sempre esistite: si chiamavano semplicemente notizie false. Vi ricordate la vicenda della Donazione di Costantino, il documento falso creato dalla Chiesa per scopi politici, e considerato la fake news più grande della storia? 

Oggi le cose sono cambiate. Non è più possibile fare valere un documento di proprietà falso in maniera così plateale, ma si può facilmente diffondere un’informazione non vera.

“Il desiderio di conoscenza è la soluzione all’ignoranza e alla credulità”, sosteneva il pensatore Maurice Daumas nel 1942. 

Sessant’anni dopo, viviamo in una società che ancora più soggetta a quella ‘credulità’, ovvero una ‘fiducia eccessiva o ingiustificata’. 

Siamo passati dai mezzi di comunicazione di massa ai mezzi di comunicazione per le masse, e fatti dalle stesse masse. 

Se, ai tempi di Daumas, esisteva un mediatore che decideva cosa pubblicare e cosa no, oggi, nella grande rete, non esiste alcun mediatore: chiunque ha la possibilità di pubblicare una notizia e di diffonderla. 

Un grande strumento di democrazia che allo stesso tempo può rovinare la qualità dell’informazione. 

Una distorsione impercettibile 

Di cosa sono fatte le fake news, e perché funzionano? La notizia falsa può avere la forma di un post sui social, di un articolo oppure, e funzionano ancora meglio, di un’immagine correlata di didascalia.

Non si tratta quasi di mai di menzogne colossali, anzi, spesso è solo una leggera distorsione, quasi impercettibile, della realtà.

Dal punto di vista della sostanza possono riguardare qualsiasi cosa, anche se quelle che creano il cosiddetto ‘allarme sociale’ colpiscono di più.

Le fake news fanno breccia perché fanno leva sui nostri bias cognitivi, che sono la causa della nostra visione distorta della realtà e spesso anche del nostro pregiudizio. Insomma, accade a tutti di essere ingannati senza accorgersene. 

I bias coignitivi più comuni sono quelli relativi ai limiti spazio-tempo, ma anche quelli che riguardano la capacità di astrazione, ragionamento e processi complessi.

Spesso il nostro cervello tende a ‘semplificare’, e quindi a sbagliare. 

Rafforzare credenze e paure

Tra i bias cognitivi, uno dei più comuni è il pregiudizio di conferma: ciascuno di noi tende a cercare conferma delle proprie convinzioni, rifiutando, a volte, l’evidenza. 

Il primo ostacolo alla libertà di pensiero deriva da noi stessi: cerchiamo, infatti, quelle informazioni in grado di confermare ciò che crediamo già.

La ‘credulità’ inoltre, trova sostegno nella paura: chi non crede nel cambiamento climatico ad esempio, spesso non perde tempo ad analizzare evidenze scientifiche ma sostiene la sua tesi guidato dalla paura di eventuali restrizioni riguardo economia e stile di vita. 

Infine, se ciò che leggiamo ci piace non significa che sia vero: meno siamo sospettosi e più siamo ingannabili.

Anzi, la maggior parte delle notizie che visualizziamo sui social sono selezionate attraverso un algoritmo e corrispondono quindi ai nostri gusti e interessi. 

Sepolti dalle informazioni 

Secondo Gerald Bronner – sociologo e autore del fumetto Fake News -, per capire la ‘credulità’ contemporanea dobbiamo tenere presente che il contesto in cui viviamo è molto più propenso di prima a fare di noi degli sciocchi. 

La nostra epoca ha portato la moltiplicazione dei dati e la democratizzazione dei saperi, e l’avvento di internet fa cresce in modo esponenziale questi dati ogni giorno; un processo non privo di effetti per le nostre facoltà cognitive.

Viviamo in un flusso continuo di informazioni che ci raggiungono ogni minuto da diversi mezzi – social, telefono, computer, ecc -, da fonti eterogenee – amici, parenti, pagine, siti – e informa diversa –  video, audio, testo, post, articoli. 

Questo abbassa il livello della nostra attenzione, ci rende più vulnerabili e in balia nei nostri stessi bias cognitivi. 

Valutare la credibilità

Come non farci ingannare, dunque, dalle scorrette interpretazioni della realtà? 

Il punto di partenza, anche se può sembrare banale ma in realtà non lo è, è la verifica delle fonti. Sul sito whois.com è possibile individuare se il proprietario del sito web in questione ha una sede fisica e una ragione sociale controllata. 

Un’attenzione particolare deve essere data anche ai link presenti nel testo che riconducono a fonti esterne: più sono, specialmente se si tratta di dati, e meglio è. 

Anche le immagini, le più ingannevoli, possono essere controllate attraverso una ricerca inversa su google images. La presenza foto non sono sinonimo di verità: esiste l’illusione ottica e le immagini possono essere manipolate.

Infine, diffidiamo di titoli sensazionali, di incoerenze tra il contenuto del testo e il titolo, valutiamo i tempi di pubblicazione (a quando risale la notizia?) e impariamo a distinguere i fatti dalle opinioni. 

La Repubblica di internet 

In occasione dei 75 anni dalla nascita del cyberspazio, le Nazioni Unite hanno redatto un documento nel quale si sostiene che “la tecnologia deve contribuire a rendere il mondo più equo, pacifico e giusto”. Un’idea che lascia lo spazio alla nuova concezione di internet come “res-publica”: internet è di tutti, e ne siamo tutti responsabili. 

Un luogo al quale dedicare cura e attenzione; tutti dobbiamo occuparcene, con senso civico, evitando di lasciare rifiuti proprio come nel mondo reale. 

Come difenderci dall’aggressione dell’ondata di informazioni false in aumento, significa dedicare più tempo alla rete, un tempo diverso: leggere meno ma prestare più attenzione, fare fact-checking se necessario.

Su argomenti specifici, come il coronavirus, esistono pubblicazioni in opera che stanno pubblicando tutti i siti e le notizie false, come newsguardtech.com.

Per il resto, la responsabilità è nelle mani di tutti i cittadini che oggi abitano la ‘repubblica’ di internet.

Impariamo a leggere con attenzione i link di riferimento, controlliamo le immagini, investiamo, se necessario, più energie. Prima di condividere un contenuto ricordiamoci che abbiamo tutti una responsabilità verso la comunità.

Internet è una grande opportunità, ma se vissuta con responsabilità. E solo se siamo consapevoli delle nostre debolezze potremmo resistere all’ondata. 

Un fumetto per non farci ingannare

Smascherare le teorie del complotto e le leggende metropolitane: davanti alle informazioni disponibili che si moltiplicano, i limiti e gli errori della nostra comprensione vengono a galla. 

Il sociologo francese Gerard Brosser, è però ottimista: possiamo cercare da soli a smontare i meccanismi della manipolazione e comprendere i limiti del nostro cervello. 

Con l’aiuto dell’abile matita di Krassisky, le sue riflessioni danno vita a un fumetto, concreto e originale, assolutamente utile e da leggere tutto d’un fiato, dedicato a un pubblico di ogni età.

Sonda

FAKE NEWSdi Gerald Bronner e Krassinsky – Edizioni Sonda 

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