Comprendere i capricci e il bisogno di possesso nei bimbi di 2-3 anni, per favorire le prime relazioni sociali e gestire i giochi senza conflitti
Intorno ai due-tre anni, ogni bambino attraversa una fase definita da capricci, opposizione e un forte desiderio di autonomia. È il momento in cui le parole “io”, “no” e “mio” diventano protagoniste assolute nel suo vocabolario. Non si tratta di semplice ostinazione, ma di un’espressione profonda dell’identità in costruzione. I giochi, in particolare, assumono un valore simbolico: il bambino li considera un’estensione del proprio “io” e li difende con fermezza dagli altri.
Gradualmente, però, cresce anche la sua curiosità per il mondo esterno e per gli altri bambini. L’ingresso alla scuola dell’infanzia rappresenta un passaggio chiave: i piccoli si confrontano con dinamiche di gruppo, dove i giochi non sono di uno solo ma di tutti, e imparano a mediare i propri desideri. Questo può essere utile soprattutto per i figli unici, meno abituati a condividere o ad aspettare il proprio turno.
Educare alla condivisione senza conflitti
Anche se il bambino riesce a rispettare le regole in ambienti come la scuola, può rimanere possessivo a casa o con gli amici. In questi casi, meglio non sgridarlo né obbligarlo a prestare i suoi giochi: non comprenderebbe la logica e si chiuderebbe in sé stesso. Piuttosto, è utile proporgli di condividere con serenità, usando parole semplici e stando vicino a lui, anche fisicamente. La pazienza è fondamentale: a questa età la ragionevolezza e i lunghi discorsi non funzionano. Con il tempo e con il giusto accompagnamento, il bimbo imparerà da solo a bilanciare il bisogno di affermarsi con il piacere di stare con gli altri. La crescita lo guiderà verso forme di relazione più mature, dove il “mio” non sarà più un grido di possesso, ma il primo passo verso l’incontro.
Approfondimento: cosa dice la ricerca
Studi recenti in ambito psicopedagogico confermano l’importanza di questa fase evolutiva. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Developmental Psychology (2023), la tendenza alla possessività nei bambini tra i 2 e i 4 anni è correlata allo sviluppo del senso di sé e alla capacità futura di regolazione emotiva. I bambini che vengono accompagnati con empatia e coerenza in questa fase mostrano, negli anni successivi, migliori competenze sociali e relazionali, come la capacità di negoziare, cooperare e risolvere conflitti. Inoltre, il gioco simbolico e la condivisione guidata sono strumenti efficaci per favorire l’empatia e la comprensione del punto di vista altrui. Questo conferma che non si tratta di correggere un comportamento, ma di accompagnare una trasformazione.
Crescere insieme, con empatia
Questa fase non è una devianza da correggere, ma una tappa da attraversare insieme a lui, con empatia e presenza.La bellezza della crescita — la vera beauty routine dell’infanzia — sta nel vedere i bambini diventare sempre più capaci di riconoscere gli altri, condividere e appartenere. E proprio i giochi che oggi difende con tanta tenacia saranno, presto, gli strumenti che userà per entrare nel mondo e scoprire il valore della relazione.