La manualità fine

da | 3 Nov, 2021 | da non perdere, Lifestyle

Cos’è la manualità fine e e perché è così importante?

Si parla tanto di “manualità fine”, ma cosa significa e perché è tanto importante nello sviluppo psicofisico dei bambini? Ne parliamo con Simona Quarato, psicologa e psicoterapeuta di Milano con una formazione cognitivo comportamentale, un master in psicologia dell’emergenza e psicotraumatologia e uno in diagnosi e trattamento dei disturbi dell’apprendimento.

Di cosa si tratta

“Le abilità motorie fini sono tutto ciò che riguarda il movimento e il controllo della muscolatura di mani e piedi. Spesso ci riferiamo solo ai movimenti delle mani, ma non è corretto.

La motricità fine è influenzata da altre abilità correlate, come il controllo della postura (cioè la posizione del corpo), la propriocezione (la percezione del proprio corpo rispetto allo spazio senza il supporto visivo), la coordinazione oculo-manuale (infilare le perline in un filo) e l’integrazione visuo-motoria (copiare un modello)”. 

L’importanza della manualità fine

La motricità fine ci permette di compiere tutte le azioni, per questo è così importante. Inoltre capacità cognitive e capacità motorie vanno spesso di pari passo.

“Le capacità motorie fini hanno bisogno di un grado elevato di attenzione. Compiti motori complessi, o che necessitano di un grado elevato di abilità, attivano strutture sottocorticali profonde, che intervengono per esempio quando l’azione motoria risulta differente rispetto a un automatismo appreso”.

Un esempio? “Se un bambino deve versare l’acqua in un bicchiere deve compiere un movimento complesso che richiede attenzione, coordinazione oculo-manuale. Idem se deve allacciare un bottone o le stringhe delle scarpe.

Sono movimenti complessi che vanno eseguiti in un certo ordine interiorizzato e appreso. Richiedono un certo grado di allenamento, insomma”.

Le fasi verso la manualità fine

Se si pensa allo sviluppo motorio del bambino, il controllo e la coordinazione dei movimenti parte proprio dalle mani. Fino ai tre mesi circa i movimenti sono riflessi non volontari. Verso i 5 mesi il neonato inizia a controllare i movimenti e cerca di prendere le cose con le mani. A 8 mesi manipola gli oggetti, ma la sua presa si sviluppa solo intorno all’anno di età. 

Poco dopo l’anno, butta le cose per terra per capire la traiettoria e vedere “cosa succede”. Dai 18 mesi impugna matite e pennarelli e inizia a impilare oggetti, come le costruzioni o i cubi. A due anni le manine iniziano ad avere il controllo del movimento sul foglio, colorano e impugnano le posate. 

A tre anni la manualità dovrebbe essere concentrata sulle autonomie: ci si veste da soli e si mangia con le posate. A 4/5 anni la manualità è affinata, le abilità grafo motorie sono in via di acquisizione e ci si prepara alla scrittura”.

Cosa tenere sotto controllo

Non tutti i bambini crescono alla stessa velocità, ma è bene monitorare le fasi di sviluppo motorio e manuale dei propri figli. Alcuni bambini hanno difficoltà a tenere in mano pennarelli e matitoni; altri non riescono a vestirsi da soli o a giocare con oggetti relativamente piccoli o complessi. Allora è bene provare a capire se e come aiutare il piccolo a sviluppare quelle competenze. A volte è solo pigrizia, altre volte è necessario un lavoro più continuativo affiancato da un professionista.

“Problemi di motricità fine potrebbero essere segnali di deficit della coordinazione motoria, come la disprassia, o mettere in luce disturbi specifici dell’apprendimento da approfondire, senza ansia ma con puntualità”.

Manualità, autostima e socialità

“Un aspetto sottovalutato – continua Simona Quarato – è l’impatto sull’autostima che deriva da una scarsa autonomia e autoefficacia. Il bambino con difficoltà risulta insicuro e con una bassa autostima; motivo per cui spesso ha comportamenti impacciati”.

Questa insicurezza porta anche a difficoltà relazionali e per questo motivo spesso viene consigliata la psicomotricità, che lavora sul corpo, sul movimento e sulla manualità per consolidare l’idea di sé e rafforzare la capacità di relazionarsi nel gruppo. 

A casa, dai 3 anni

Una parte di lavoro si può avviare a casa, come sempre. I problemi della manualità fine di solito si manifestano o risultano più evidenti a partire dai 3 anni, per cui è importantissimo il confronto con la scuola. 

Per allenare i bambini a usare le mani basta davvero poco. Intanto è bene scegliere gli oggetti e strumenti che usano, che devono essere adeguati alla grandezza delle manine e alla capacità motoria dell’età. Pennarelli, matite, pennelli, spazzolini e posate devono essere corti e piuttosto larghi, per permettere la presa con facilità. 

I vestiti e le scarpe devono essere comodi e con il verso riconoscibile: meglio le scarpe con il velcro e le maglie con la zip: lacci e bottoni si inseriranno più avanti. 

Dare ai bambini strumenti non adeguati potrebbe fare danni e sicuramente li fa sentire incapaci e impacciati. Ottimi i pannelli multiattività e i giochi con le costruzioni, ma soprattutto aiuta il coinvolgimento in casa, nelle attività di tutti i giorni. I bambini possono aiutarci a togliere le punte dei fagiolini, a pulire i piselli, a impastare la pizza o a sfornare biscotti.

L’importante è lasciarli fare, con pazienza e senza fretta. Lasciamo che siano loro a vestirsi, a lavarsi i denti, a impastare, anche se la cucina sarà poi un disastro, perché alla base della manualità fine c’è allenamento e esperienza.

Quando si scopre un problema

Se vi accorgete di qualche problema, è necessario rivolgersi a un professionista. Quando un bambino ha difficoltà di presa, impugnatura, di coordinamento e quando queste difficoltà si accompagnano a rigidità nelle relazioni e nello stare in gruppo, è bene parlare con uno psicomotricista (che si occupa di riabilitazione e potenziamento) o un NPI (psicoterapeuta e terapista della neuropsicomotricità infantile) che trattano il “ritardo” attraverso il gioco, con i piccolini e con i più grandi. 

Il professionista accompagna il bambino in esercizi giochi, individuali o di gruppo, con compiti da proseguire a casa. Tagliare, seguire le linee, unire i puntini, giocare con le costruzioni, i chiodini o le serrature da aprire e chiudere. “Sembrano cose banali – conclude  Simona Quarato – ma, come diceva Maria Montessori, la mano è lo strumento espressivo dell’intelligenza umana”.

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