Ma gli automobilisti hanno tutti i diritti?

da | 20 Mar, 2019 | Lifestyle

Una frase da tenere a mente. Quando guidi, pensa sempre che un bambino può sbucare davanti all’improvviso

Sapete perché ad Amsterdam ci sono così tante biciclette? Chiunque abbia visitato la città ricorda gli sciami di ciclisti che invadono le strade. Ma non è stato sempre così. Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale ad Amsterdam le automobili circolavano e, crescendo di numero, gli effetti negativi non tardarono ad arrivare. Nel 1971 il numero di incidenti stradali era così alto che arrivò a provocare 3000 morti, di cui 400 bambini.

La popolazione non restò indifferente. Le madri, soprattutto, si attivarono in movimenti di protesta. Alcune strade vennero bloccate spontaneamente da comitati di cittadini per permettere ai bambini di giocare all’aperto. Vennero portati tavoli e sedie per organizzare grandi cene, spesso con supporto silenzioso degli agenti di polizia. Fu così che nacque un nuovo modello di mobilità urbana da cui derivò l’idea, oggi compiuta, di quartieri altamente vivibili, dove pedoni e ciclisti hanno la precedenza e la circolazione delle auto è limitata.

amsterdam biciclette zona 30

In città una semplice riduzione del traffico (anche solo del 5%) porterebbe benefici a tutti: adulti, bambini, anziani. Persino agli stessi automobilisti. Bisogna auspicare che le amministrazioni migliorino il trasporto pubblico con metropolitane e piccoli mezzi elettrici. Che adottino misure per moderare la velocità (come la Zona 30 o le “Zone di incontro” svizzere, dove si circola al massimo ai 20 Km all’ora) e che incrementino le ZTL, zone a traffico limitato. Ma senza attendere l’intervento di un sindaco illuminato, possiamo cominciare a lavorare anche noi sul cambiamento culturale. Tutto sta nello smettere di pensare all’auto come il fulcro su cui basare i nostri spostamenti.

Prova tu a uscire col passeggino

Magari l’avete letto o sentito dire, anche prima di avere un figlio: circolare per strada con un passeggino non è facile. Se il passeggino è doppio, se è una carrozzina, se al vostro fianco cammina un altro bimbo, è una fatica tremenda. La colpa non è vostra che vi ostinate a uscire di casa (i bambini devono vivere all’aria aperta!). La colpa è delle auto e dell’uso scorretto che se ne fa, perché viviamo con la convinzione che gli automobilisti abbiano tutti i diritti. Sarà vero?

Il diritto di inquinare

Forse l’idea che automobile significhi inquinamento ci è entrata in testa. Siamo diventati un tantino più sensibili, almeno nelle grandi città dove i livelli di polveri sottili e monossido di carbonio vengono monitorati con risultati allarmanti per la salute di tutti, in primis dei bambini. L’inquinamento non è colpa solo del traffico, ma le auto fanno la loro parte, i diesel in particolar modo. Il bambino che portate a spasso seduto sul passeggino sta quasi a livello strada, proprio all’altezza dei tubi di scappamento di centinaia di automobili. Nei giorni di maggior inquinamento i pediatri consigliano di limitare al minimo le uscite e di tenere tenere i neonati in casa. Persino aprire le finestre è sconsigliato. Viene spontanea la domanda: chi usa l’auto, soprattutto quando non ne ha davvero bisogno, ha diritto di rendere irrespirabile l’aria di tutti?

Il diritto di parcheggiare ovunque

Sulle strisce pedonali, sui marciapiedi, in doppia fila, negli spazi riservati ai disabili. Dimmi come parcheggi e ti dirò chi sei. Le automobili occupano un sacco di spazio, che viene sottratto (anche e soprattutto quando stanno ferme) a tutti noi. Spazio che potremmo usare per camminare, per muoversi in bicicletta, per giocare e correre, per costruire marciapiedi più larghi. Certo, far passare l’idea che assieme all’auto sia buona norma avere un garage non è facile. Neppure piace pensare che chi parcheggia debba pagare qualcosa alla collettività. Ma purtroppo è così.

Il diritto di andare veloci

I fatti di cronaca si susseguono, tristissimi. Bambini investiti da camionisti ubriachi. Famiglie sterminate in incidenti stradali. In città, in campagna, persino in autostrada i limiti di velocità vanno rispettati e devono essere abbassati. Il codice della strada deve essere conosciuto e rispettato. Riuscite a ricordare l’ultima volta che lo avete letto? Difficilmente, dopo aver preso la patente. Ma è bene sapere che dove c’è una Zona 30 gli incidenti si riducono del 50%, salvaguardando soprattutto la vita dei bambini (che sono le vittime privilegiate degli incidenti più gravi). Un amico ci ha detto una frase che non abbiamo mai dimenticato: quando guidi pensa sempre che un bambino ti può sbucare davanti all’improvviso. Stampiamocelo in mente e pensiamo quel quel bambino potrebbe essere nostro figlio o nostro nipote.

Il diritto di fare rumore

Dell’inquinamento rumoroso non si parla abbastanza, ma chi vive in prossimità di strade trafficate lo conosce fin troppo bene. Le auto fanno un sacco di rumore e il rumore è una causa importante del malessere psicofisico. Anche in questo caso, la realizzazione di Zone 30 ha dimostrato che, semplicemente andando più piano, il rumore si riduce di 4 decibel e più. Se questo numero non ci dice tanto, bisogna considerare che la riduzione di 3 decibel corrisponde a un dimezzamento della pressione sonora.

E vogliamo parflare dell’utilizzo aggressivo del clacson? Il Codice della strada dice che “deve essere usato con la massima moderazione e solamente ai fini della sicurezza stradale”. Quindi NO suonare il clacson in qualsiasi altra occasione. 

Il diritto di schizzarti quando piove

Certo, quando il tempo è brutto, quando piove, nevica o fa freddo, l’auto è una gran comodità. Ma l’automobilista, protetto nel suo involucro, con il riscaldamento e l’autoradio accesi, spesso col telefonino in mano (incurante del “don’t text and drive”) sembra dimenticarsene. E senza pensare che fuori l’alfalto ha i buchi e ci sono le pozzanghere, procede a velocità spedita inzuppando i pedoni. Quando piove bisognerebbe istituire la Zona 15.

Il diritto di essere padroni della strada

C’è sempre il giovanotto sprintoso o un anziano-ma-non-troppo che guida come se i pedoni fossero ostacoli da superare in una simpatica gimkana. Si ferma davanti alle strisce, sì, ma inchioda all’ultimo minuto. Vede che stai attraversando ma va così veloce da oltrepassarti quando hai già un piede sul marciapiede. A 70 km all’ora nelle strade di città lui risparmia tre minuti, tu perdi un anno di vita. In Inghilterra le auto si fermano venti metri prima delle strisce pedonali, rispettando i tempi del pedone e permettendo anche ai bambini di attraversare la strada da soli. Un semplice gesto di civiltà. Non sarebbe bello metterlo in pratica da subito?

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