Una famiglia senza auto

da | 14 Gen, 2014 | Persone

Era il 21 febbraio 2008 quando nacque Anita. “A quei tempi avevamo ancora la macchina – racconta Annalisa, 32 anni, mamma a tempo pieno -. Così la nostra piccola è nata nell’ospedale di Moncalieri. Ma se già allora avessimo deciso di stare senza, sono sicura che sarebbe nata qui”. L’auto era quella di Fabrizio, 33 anni, ingegnere, ed era stata regalata da uno zio. Non è una novita che all’arrivo di un figlio la vita diventi all’improvviso più densa e fitta di impegni, di trasferte, di accompagnamenti, di spostamenti. Solo che all’aumento dei bisogni Annalisa e Fabrizio hanno risposto abbassando i consumi. E non per scelta ideologica (anche se, certo, inquinare meno fa sentire meglio), ma perché si sono sentiti spontaneamente più liberi.
“La nostra è la storia di tante coppie: io abitavo in San Salvario con mia sorella, Fabrizio arrivava dalla Puglia, si era laureato in ingegneria meccanica, viveva e lavorava a Milano. Da Torino gli arrivò una proposta di lavoro e decise di trasferirsi. Ci siamo incontrati sui lati opposti del bancone del self service: io ci lavoravo, lui veniva a pranzo. Abbiamo cominciato a vederci e tra noi è nato qualcosa di speciale, non solo metaforicamente. Ancora prima di decidere che la vita sarebbe stata insieme, ho scoperto di aspettare una bambina. Eravamo due giovani precari: io con un contratto a tempo determinato in scadenza, lui con un contratto di un anno. Vivevamo separati. Di aspettare una bambina me lo sentivo già da tempo e ammetto che era un mio profondissimo desiderio. Quando ebbi la conferma fui travolta da mille emozioni e pensieri, divisi tra razionalità e sentimento. La situazione lavorativa, il nostro rapporto ancora in fase di costruzione, tanta insicurezza: tutto contribuiva a rendere il momento delicato. Abbiamo riflettuto tanto, ognuno per se stesso e insieme. Abbiamo affrontato le nostre paure e le nostre famiglie di origine, che alla notizia sono rimaste abbastanza sconvolte, ma questa è un’altra storia…”.
Alla fine la decisione è stata quella di andare avanti. “La nostra prima casa era in affitto, carina, luminosa, vicino a dove lavorava Fabrizio. I miei genitori ci aiutarono a sistemarla, mentre i genitori di Fabrizio ci hanno sostenuti in tutti i modi. La vita ha preso la strada che doveva, il mio contratto di lavoro era terminato ma sono riuscita a prendere l’indennità di maternità, mentre Fabrizio aveva stabilizzato la sua situazione lavorativa. Anita è nata il 21 febbraio 2008, pesava kg 3.955 ed era una grossa patata. Il suo arrivo fu travolgente, con tutti i cambiamenti che porta un bimbo, diversi da quelli che ci erano stati raccontati. Noi ci illudevamo, ingenuamente, che tutto sarebbe stato semplice. Falso! Alcune scelte sono arrivate spontaneamente, per esempio quella di rinunciare all’auto. Pensavo che con un figlio sarebbe stata indispensabile, soprattutto nei primi mesi di vita, e che l’avremmo utilizzata per uscire, fare scampagnate, spese. Col senno di poi posso dire che l’organizzazione fu carente nella nostra prima esperienza da genitori e che le uscite erano contate e limitate, altro che viaggi e avventure! Trascorrevamo la maggior parte del tempo a casa, nel nostro nuovo nido. Uscivamo, ma preferivamo passeggiare all’aperto senza allontanarci troppo. Avevamo tutto quello che poteva servirci vicino a casa, anche l’ospedale. Fabrizio andava al lavoro a piedi, io mi sentivo più tranquilla e sicura senza guidare. Ho preso un marsupio, uno di quelli buoni, e ho cominciato ad andare a spasso con quello: la carrozzina era un transatlantico e sul pullman, quando salivamo, metà della gente scendeva o si lamentava”. Un giorno l’auto di Fabrizio ha avuto un problema. “Per aggiustarla dovevamo tirar fuori una somma considerevole. Valutando le spese attuali e future, abbiamo deciso all’unanimità di portarla a rottamare. Ci abbiamo persino guadagnato: 70 euro! Anita aveva pochi mesi e da quel giorno tutto fu diverso, anche se la mancanza dell’auto ha modificato poco il nostro stile di vita. Per gli spostamenti abbiamo cominciato a usare i mezzi pubblici e il treno (oggi Anita conosce benissimo gli autobus!). Per andare a trovare i miei genitori, che abitano fuori Torino, oppure gli amici abbiamo adottato strategie diverse: spostamenti a piedi, ospitalità in casa oppure, in qualche occasione, amici e parenti che passano a prenderci”.
E la spesa, le vacanze? “Nessun problema per fare acquisti: sotto casa c’è un supermercato ben fornito dove troviamo quasi tutto il necessario. E poi ci sono tanti negozi. Per le vacanze, il nostro primo vero viaggio lo abbiamo fatto in aereo quando Anita aveva 5 mesi. Siamo andati dai nonni paterni per l’estate, a Manfredonia. In aeroporto ci hanno accompagnato i miei genitori e il viaggio è stato emozionante; ad Anita regalarono addirittura il diploma di volo. È stata una bella vacanza, dove abbiamo trovato sostegno e riposo. Anita ha conosciuto il mare, i suoi colori e odori, la sabbia morbida, l’acqua salata che tanto le piace, il tramonto, l’orizzonte, il caldo sole del sud, la grande luna che da casa nostra a Torino vediamo poco. Ha visto per la prima volta animali dal vivo: asini, mucche, pecore, capre, agnelli, galline. L’aria che si respira a Manfredonia, che è una piccola città sul mare, è molto più pulita e salubre, spesso soffia il vento che porta nelle case gli odori tipici, come quello del pane appena sfornato o del pomodoro fresco. E spesso si sente anche l’ululato del vento che a volte spaventa! Torniamo lì almeno una volta l’anno, con il treno o con l’aereo, per permettere ad Anita di trascorrere tempo con i nonni e con lo zio, con cui ha creato un rapporto speciale. E per ricaricare le pile! Siamo andati in vacanza anche in montagna, affittando una casetta a Beaulard, che si raggiunge in treno. È stata la nostra prima vacanza da soli e senz’auto. Ci spostavamo in treno nei paesi della Val di Susa ed era davvero bello”.
Meglio con o senza auto? “La mancanza dell’automobile, inutile negarlo, penalizza un po’. In alcuni posti ci si arriva solo con con le proprie ruote ed è difficile uscire la sera. In compenso viviamo di più la città e non facciamo mai troppo tardi. Qualche anno fa l’azienda in cui Fabrizio lavora ha chiuso la sede di Torino e si è spostata definitivamente a Milano, così lui oggi viaggia tra le città in treno, supportato dai parenti che abitano intorno a Milano e dalla nonna, che talvolta ci ha ospitato tutti e tre per diversi giorni. Qui a Torino, invece, frequentiamo il quartiere in cui viviamo, abbiamo conosciuto e stretto amicizie con nuove persone, abbiamo riscoperto la Biblioteca Comunale dove c’è uno bellissimo spazio adatto ai bambini, abbiamo visitato quasi tutti i musei e i monumenti, portando sempre Anita con noi, spesso facendoci accompagnare da visite guidate. Sinceramente solo ora sto imparando la storia dei luoghi dove ho sempre vissuto e per questo ringrazio nostra figlia: a lei piace ascoltare le storie, soprat- tutto quelle antiche che parlano di re e regine. Da quanto tempo non andavo a Palazzo Reale, Palazzo Carignano, Palazzo Madama (di cui abbiamo visitato anche la torre e il giardino bellissimo). Quanto tempo sarebbe passato, senza Anita, prima di mettere piede di nuovo all’Armeria Reale, al Museo Egizio (dove abbiamo fatto anche i laboratori), alla Mole Antonelliana, l’ascensore, il Museo del Cinema, il Laboratorio delle Curiosità… Cerchiamo di tenerci aggiornati sugli eventi che si svolgono a Torino e fuori con Internet, con GG, col passaparola, le locandine… Torino è una città che offre tanto a chi ha figli. Frequentiamo moltissimo le librerie che organizzano incontri e laboratori per bambini, come La Libreria dei Ragazzi e il Gatto Immaginario. E poi ci sono anche le case del quartiere, centri di aggregazione sociale dove si trovano un’infinità di stimoli adatti a tutte le età e che sono perfette per incontrare nuova gente. Alcune mete per noi diventano veri e propri viaggi organizzati: andare alla Mandria significa prendere l’autobus e poi, una volta arrivati, noleggiare le bici, che per fortuna hanno anche i seggiolini per bambini. Poi facciamo un picnic sul prato. Lo stesso è per il parco del Valentino, piazza D’Armi, la Basilica di Superga. Una domenica mattina ci siamo svegliati prestissimo, abbiamo attraversato la città e raggiunto il Monte dei Cappuccini, parte in autobus e parte a piedi, con Anita in bicicletta. Le strade erano deserte, ci siamo fermati a vedere le case e le ville della collina, poi una volta arrivati sul Monte abbiamo fatto un’abbondante colazione, eravamo piuttosto affamati! Più volte abbiamo percorso la pista ciclabile che costeggia il Po utilizzando il servizio [To]Bike a cui siamo abbonati, mentre Anita per ora usa la sua bici (quanto vorremmo le [To]Bike per i bimbi!). Vivere senza auto ci ha permesso di riscoprire alcuni piccoli piaceri che la città offre. Non è una privazione, ma una scelta che ci sta arricchendo”.

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