La psicologia del traffico: come si comportano i bambini quando sono in strada

da | 30 Ago, 2017 | Lifestyle, Salute e Benessere

I bambini e il loro comportamento nel traffico: ingenui, non abituati a percepire i pericoli, privi di quegli strumenti (biologici prima che d’esperienza) che solo l’età farà maturare. È un mondo visto dal basso e bisogna tenerne conto, non solo quando stiamo guidando, ma anche quando siamo semplici pedoni. Quale che sia il nostro ruolo da utenti della strada, esistono regole e paletti ben precisi, che vanno anche oltre il Codice Stradale.

Regole spesso ignorate e disattese. Per ricordarle al mondo dei grandi ci sono professionisti specializzati: gli psicologi del traffico. Proprio quello che fa Mirna Begnini, che da tempo organizza momenti di formazione per i piccoli, ma anche per genitori e nonni (www.psicotraffico.com).

Innanzitutto, perché uno psicologo dovrebbe occuparsi del traffico? “Perché quando siamo utenti della strada mettiamo in atto comportamenti e atteggiamenti legati ai limiti e alle caratteristiche del nostro cervello. Spesso, quando avviene un incidente, è proprio perché siamo andati oltre questi limiti, perché non li conosciamo. Quando sentiamo dire ‘non l’ho visto’, quasi sempre alla base c’è molto di più. Quella della psicologia del traffico è una disciplina in cui l’Italia manifesta ancora un certo ritardo, ma in Europa è diffusa. Anzi, ci sono psicologi del traffico che collaborano con gli ingegneri nella progettazione delle strade”.

Facile immaginare che, nel traffico, proprio i bambini siano gli utenti più vulnerabili. “Lo sono più di tutti, in effetti. Spesso si tratta di un’immaturità neurofisiologica, legata a capacità che si svilupperanno soltanto con il passare degli anni. Fino a una certa età sono inesperti, certo, ma soprattutto sono caratterizzati da un pensiero “pre-logico” che non permette loro la necessaria concretezza. Lo sviluppo di determinate percezioni e sensazioni arriverà soltanto in un secondo momento”.

Il ruolo fondamentale è interpretato dagli adulti. “Esatto. Noi genitori per primi non siamo consapevoli dei limiti che caratterizzano la percezione del pericolo da parte dei bambini. Parlo di genitori, ma anche di insegnanti. I bambini vengono spesso non accompagnati, ma “trascinati” in mezzo alla strada, perché si deve fare in fretta. E così il bambino non riesce a capire esattamente cosa accade intorno a lui. Invece è importante che imparino quali sono le regole che noi adulti – soprattutto – dobbiamo rispettare per primi. Possiamo ripetere mille volte che non si passa con il rosso, ma basterà farlo una volta sola in presenza dei più piccoli che subito loro se ne ricorderanno, annullando gli sforzi che abbiamo fatto per insegnare la regola corretta”.

E poi ci sono i momenti in cui portiamo i bimbi in auto. “Ci sono regole nuove, che vanno rispettate tassativamente. Ma anche in questo caso è soprattutto l’esempio che fa. Ricordiamo, in termini di percezione del pericolo, che non esistono tragitti di ‘solo pochi metri’, né capricci da tenere sotto controllo. È importante assicurare i piccoli passeggeri e tenere in considerazione che il maggior numero di incidenti accade proprio nel tragitto tra casa e lavoro e tra casa e scuola, a poca distanza da casa perché conosciamo le strade e dunque guidiamo con minore attenzione”.

Viaggi lunghi: cosa bisogna tenere in considerazione? “Oltre alla presenza di strutture di sicurezza adeguate in auto, è bene avere la consapevolezza e la percezione della nostra stanchezza e delle nostre possibilità fisiche. Dobbiamo accettare di fare pause ogni due ore, senza sforzarci troppo per ristabilire i tempi di reazione del nostro cervello. E poi dovremmo cercare di scegliere le ore di viaggio sulla base dei ritmi dei bambini, magari seguendo il ciclo delle nanne. Se poi finiamo lo stesso imbottigliati nel traffico, meglio pensare a una strada alternativa che allunghi i tempi ma non ci porti stress, oppure concederci qualche pausa in più. Inoltre non sottovalutiamo l’uso di tablet o lettori dvd in auto: la serenità del bambino è motivo di tranquillità anche per chi guida”.

Tornando a piedi: quali sono le regole da osservare con i bambini? “Ripeto: l’esempio fa molto. E poi l’abitudine a far rispettare la segnaletica, anche a costo di criticare il comportamento scorretto da parte di altri, per esempio l’auto che non si ferma davanti alle strisce pedonali. Ma soprattutto c’è il pericolo-cellulare”. In che senso? “Dovremmo evitare il più possibile di attraversare la strada parlando al telefono. Innanzitutto perché siamo distratti noi per primi, ma poi perché non abbiamo il completo controllo sui bambini che sono con noi e che potrebbero sfuggirci perché dall’altra parte della strada hanno visto un nonno o un conoscente, oppure per rincorrere un pallone scappato di mano. Meglio quindi fermarsi e terminare la telefonata. E attraversare soltanto dopo, con la massima attenzione”.

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