Salvare le parole per salvare la bellezza del mondo: intervista a Enrico Galiano

da | 14 Mag, 2022 | Libri, Lifestyle, Pillar

“La società segreta dei Salvaparole”, l’ultimo romanzo di Enrico Galiano, è una storia che racconta quanto tutti noi, in fondo, siamo fatti di parole

Cosa succederebbe se all’improvviso un ragazzino si svegliasse in un mondo in cui spariscono, giorno dopo giorno, le parole?
Inizia da qui l’avvincente romanzo per ragazzi di Enrico Galiano, scrittore e prof tra i più seguiti sui social.
Autore di diversi romanzi, come “Eppure cadiamo felici”, Galiano ha scelto per la prima volta di rivolgersi ai giovanissimi con una storia che mette al centro la bellezza della nostra lingua e il valore delle parole che usiamo sempre meno. Il tutto condito con la sua splendida ironia.
La società segreta dei Salvaparole”, edito da Salani (in libreria dal 21 aprile), è una storia che racconta quanto tutti noi, in fondo, siamo fatti di parole e di quanto la bellezza che esse portano nella nostra vita sia il motore di tutte le cose.

Dentro le parole

L’idea è legata alla collezione di video su YouTube “Dentro le parole”, che Enrico Galiano ha iniziato a pubblicare durante la pandemia.
“C’è una sorta di connessione tra il motivo che mi ha portato a fare questi video e la stesura del romanzo – dice l’autore -. L’intento è quello di trasmettere l’amore per la nostra lingua e quanto si perde se lasciamo svanire tante parole che non usiamo più nel linguaggio quotidiano“.
Le parole incidono sulla bellezza del mondo. Ed è proprio la Società segreta, protagonista del romanzo, a cercare di portarle in salvo.
I diversi capitoli sono inoltre arricchiti dalle illustrazioni di Stefano Tambellini. “Il supporto di queste immagini è fondamentale nella storia, in quanto ne sottolineano l’aspetto comico e misterioso”.

Un libro per tutti, dai 3 ai 100 anni

Qual è l’età consigliata per la lettura del libro?
“Se devo essere sincero, i lettori che ho immaginato sono gli studenti che frequentano l’ultimo anno di scuola primaria e i primi due della secondaria inferiore.
Come scrittore e insegnante volevo semplicemente dare vita a una storia che fosse in grado di avvicinare alla lettura anche i ragazzi meno interessati.
In un secondo momento però, dopo aver sviluppato l’idea, mi sono reso conto che questo tema riguarda anche noi adulti”.
Protagonisti del romanzo sono dei ragazzini che si accorgono che gli adulti si stanno spegnendo: in questo modo affrontano il momento ‘di crisi’ dei più grandi e sono proprio loro a cercare la soluzione.
“É vero, ai ragazzi serve riflettere sulle parole che usiamo meno e che sono parte della nostra storia e cultura. Per noi adulti vale la stessa cosa. Inoltre, la lettura di questo romanzo può trasformarsi in un’esperienza che unisce il giovane lettore e l’adulto. Gli adulti possono comprendere il mondo dei ragazzi e capire ciò che stanno perdendo, e i ragazzi scoprire la ricchezza lessicale della nostra lingua attraverso l’azione e la suspence che li accompagna nel corso di tutto il libro”.
Questo è il motivo per cui si è pensato di inserire, con la prima tiratura del libro, un gioco di carte da strappare, stile memory, da fare tutti insieme usando proprio quelle definizioni di cui si parla nel libro. Un modo divertente per conoscere nuove parole, passare un bel momento di condivisione e invogliare i ragazzi alla lettura.

Educare alla lettura

Oggi per avvicinare i ragazzi alla lettura bisogna proporre storie incalzanti che parlino la loro lingua. Ma i classici?
“I classici sono un elemento insostituibile, ma devono essere considerati una sorta di traguardo. Suggerisco di iniziare dalle storie più semplici, scegliendo letture adatte all’età e al tipo di linguaggio che devono percepire vicino a loro.

Bisogna farli innamorare della lettura lentamente. Se si segue il percorso giusto, potremo suggerire i classici al momento giusto, sia attraverso la lettura individuale sia attraverso la lettura ad alta voce a scuola per stimolare l’interesse.
E comunque importante che la scuola e la famiglia propongano i classici, perché chi non li legge durante l’adolescenza probabilmente non lo farà mai. Ed è un grande peccato”.
Mattia Pascal e Madame Bovary hanno tante cose in comune con gli adolescenti di oggi, ma soprattutto sono romanzi che contengono parole bellissime.
“Se serve proporre i classici con le illustrazioni va bene lo stesso, l’importante è provare tutti i metodi possibili, a seconda della scuola e dello studente”.

Che lingua parlano i preadolescenti?

Dopo due anni di pandemia e una situazione di grande incertezza globale, diversi studi iniziano a cogliere segnali di sofferenza in una percentuale sempre più alta di adolescenti e preadolescenti. Come comunicare con loro? Quale linguaggio usare?
“Nella mia esperienza quotidiana ho notato segni evidenti di disagio, conseguenza di ciò che i ragazzi hanno vissuto negli ultimi due anni.

Li manifestano ognuno a modo suo, ma la loro serenità mentale, in generale, sta vacillando. è un momento di crisi e come in ogni momento simile, bisogna prepararsi ad affrontare l’esplosione. Il problema è che molti non sono riusciti a trovare figure adulte in grado di guidarli in questo periodo di grande confusione, anzi, hanno assistito ai litigi tra adulti su tutte le tematiche attuali più importanti.
La mia esperienza però non è negativa: vedo in loro una nuova forma di reagire, che è diversa da quella che aveva la mia generazione alla loro età. Noto una capacità maggiore di fare ironia e autoironia: basta farsi un giro su Tiktok per rendersi conto che i post dei ragazzi sono meno rabbiosi e polemici rispetto a quelli degli adulti pubblicati sui social”. 

Qualcuno dice che Facebook ha fatto agli adulti quello che gli adulti rimproverano ai ragazzi. “Loro cercano l’ironia e attraverso i video esprimono pensieri. Alcuni di loro si cimentano in video divulgativi, insegnano per esempio a suonare il pianoforte o a raccontare i fatti storici in maniera divertente.

Sono tutte iniziative che dovremmo apprezzare e riconoscere. Da questa grande sofferenza sta nascendo qualcosa che noi adulti dovremmo valorizzare, forse in controtendenza rispetto a quello che ci aspettavamo. Ma è ugualmente bello: credo che dovremmo essere noi ad apprendere nuove parole da loro”.

Il progetto “Eppure studiamo felici”

Un progetto che merita di proseguire è “Eppure studiamo felici”, attraverso il quale Enrico Galiano porta a teatro il suo modo di fare scuola e interagire con i ragazzi.
Qui apprendimento e divertimento possono, e devono, coincidere, in quanto a scuola spesso si ride troppo poco.
“Eppure studiamo felici” è un format che si ispira al modello del teatro buffo di Dario Fo.
“Si tratta di un progetto teatrale interattivo, in cui l’insegnante (che sarei io) si rivolge al pubblico come a una grande classe allargata, giocando sui metodi, gli argomenti classici e i doppi sensi. Lo spettatore, uscendo, si rende conto di aver imparato qualcosa di nuovo ridendo: questo è lo scopo principale”.
I proventi degli spettacoli vengono devoluti all’organizzazione non governativa “Still I rise” che contribuisce a sostenere la costruzione di scuole in giro per il mondo.

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