Un posto alla materna: quando la graduatoria sembra ingiusta

da | 29 Gen, 2018 | Lifestyle, Soldi e Diritti

L’amarezza di fronte ai tabelloni. Ve la ricordate? L’ultima volta che l’avete provata era di fronte ai risultati della maturità e non vi aspettavate che oggi, grandi e grossi, occupati e genitori, avreste provato di nuovo la stessa emozione. Sulla bacheca della scuola materna (quella scuola d’infanzia molto gettonata e molto ambita nel vostro quartiere) c’è il nome del vostro bambino. Ma c’è anche un’amara sorpresa: è in fondo in fondo.

Il criterio che ruota intorno alle graduatorie nella scuola pubblica o paritaria italiana non è il migliore del mondo, ammettiamolo. La regola generale dice che una famiglia dove entrambi i genitori lavorano ha diritto a un punteggio maggiore di una famiglia con un genitore disoccupato

Poi aleggia sempre il dubbio che così tante famiglie con punteggi altissimi siano “furbetti della graduatoria“, con misurazioni fatte lievitare apposta per assicurarsi un posto alla scuola tanto ambita. Cosa si può fare se ci si sente vittima di un’ingiustizia?

I criteri in base ai quali viene attribuito il punteggio e quindi stabilita la graduatoria delle scuole materne sono precisi e specificamente elencati sul sito della propria città e in genere anche sul sito della scuola stessa.

Vengono presi in considerazione vari elementi: un eventuale deficit del minore oppure problemi sociali, sanitari e psicologici del medesimo (opportunamente documentati dai servizi sociali del Comune o a opera del medico specialista che segue il bambino); l’assenza del padre e della madre, le condizioni lavorative dei genitori, l’eventuale presenza di fratelli o sorelle frequentanti il medesimo istituto scolastico, il trasferimento da altra scuola 29e via dicendo.

La maggior parte delle scuole segue alla lettera la norma di legge, proprio perché un livello di contestazione alto non favorisce il buon funzionamento, tuttavia le graduatorie pubblicate sono provvisorie e se il genitore dubita ed è in grado di dimostrare che l’esclusione del figlio gli procuri un danno di fatto, può proporre ricorso presso la Commissione di Circoscrizione entro, in genere, dieci giorni dalla pubblicazione delle graduatorie.

Nel caso in cui il ricorso venga rigettato, il genitore avrà a sua disposizione ulteriori strumenti offerti dagli organi di giustizia amministrativa: può impugnare il provvedimento di rigetto davanti al TAR con un vero e proprio ricorso amministrativo giurisdizionale.

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