Te la insegno io, l’educazione!

da | 12 Set, 2013 | Lifestyle

Qualche giorno fa, durante una cena a casa di amici, mia figlia di sei anni stava giocando, quando, non so come nè perché, ha chiesto ad alta voce di fronte a tutti: “Cos’è un pompino?”. Scusate la volgarità, ma è successo proprio così. C’è stato un grande imbarazzo, abbiamo cercato di rispondere con serietà e senza drammatizzare, ma ci siamo vergognati con gli amici e i bambini. La mia domanda è: come è giusto comportarsi di fronte a simili domande imbarazzanti?
Grazie e tanti saluti
Katia

Che i figli facciano fare ai genitori le peggiori figure è risaputo. Come gestire questi momenti di imbarazzo è argomento tutt’altro che condiviso. I nostri figli sono circondati da parole che chiamiamo “parolacce”, ma che siamo abituati a utilizzare senza neanche accorgerci che non bisognerebbe dirle, per non parlare delle parole a sfondo sessuale o delle continue allusioni che fanno da contorno a discorsi, film, pubblicità e talk show. È impensabile tenere i nostri bambini lontani da queste “brutte” parole ed è quasi sempre destinata a fallire la promessa che molti neo genitori si fanno, di prestare attenzione al proprio linguaggio di fronte ai bambini. Guardiamo in faccia la realtà: è veramente difficile non esporre un bambino alle parolacce. A volte poi con le parolacce si gioca, cercando di stabilire se un certo termine sia da proibire o meno (pensiamo al classico “porca miseria!” magari usato dai nonni). Sicuramente “pompino” non è, per ora, un termine dubbio, ma è una parola tabù, a sfondo sessuale e difficilmente spiegabile. Vergognarsi di fronte agli altri genitori, cara Katia, penso sia normale, ma è legato al concetto che i genitori sono onnipresenti e onnipotenti rispetto ai propri figli, cosa che non è assolutamente vera (per fortuna). Quindi presterei maggiore attenzione a cosa rispondere alla bambina: sgridarla avrebbe il solo effetto di crearle paure e angosce non contenibili e di farle credere che certe cose occorre scoprirle da soli. Penso invece che un inizio di educazione sessuale possa essere utile, magari non davanti agli amici, che potrebbero commentare negativamente la nostra apertura, ma neanche troppo tempo dopo la domanda.
Potrebbe essere importante sapere dove la bambina ha scoperto questa parola, per legarla non a una situazione sbagliata e tabù, ma per renderla “normale”. I bambini non hanno limiti sessuali, siamo noi adulti ad averli. Far crescere i nostri figli con regole ferree e segreti noti a tutti, non è sano, anche se indubbiamente più semplice e meno dispendioso in termini di tempo.

Buone maniere

I vostri bambini sembrano impermeabili a qualsiasi regola? “Bisogna distinguere tra buone maniere e buona educazione – spiega Fabio Sbattella, docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione all’Università Cattolica di Milano -. Per buone maniere si intendono i comportamenti ritualizzati che regolano i rapporti in pubblico: salutare, ringraziare, chiedere come stai e per favore. La buona educazione è qualcosa di più profondo che non riguarda soltanto il rispetto delle norme”. Molti di noi giovani genitori sono cresciuti con un modello di “educazione normativa” molto in voga negli anni Settanta e di chiaro stile inglese: forza di volontà, chiarezza delle direttive, eventuale punizione. Ci si è accorti che questo metodo favoriva l’emergere successivo di comportamenti aggressivi. Oggi i pedagogisti insegnano che è meglio aiutare i figli a costruire “competenze sociali”: insegnare cioè loro a comportarsi in modo efficace e intelligente nei contesti più vari, adattando la propria condotta ai punti di vista altrui. (L.T.)

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