Fra i vari sport, la vela esercita da sempre un grande fascino e una forza d’immagine davvero impareggiabile. Lo spirito d’avventura, la sfida con gli elementi, il talento antico del marinaio, il moderno apporto delle tecnologie, la progettazione, il lavoro di squadra o l’impresa solitaria, il grande risultato sportivo: sono tutte immagini che ci riconducono alla vela. La vela è uno sport ricco di tradizioni e storia. In Italia lo yachting è cresciuto anche sulla scia delle scuole di vela diffuse sul territorio. Per sapere dove e quando cominciare, siamo andati a trovare Carlo Levi, presidente della Lega Navale, un ente morale che conta circa sessantamila soci in tutta Italia e 250 basi nautiche distribuite sulle coste e sui laghi. Si propone di diffondere fra i giovani l’amore per il mare, lo spirito marinaro, la conoscenza dei problemi marittimi, favorendo inoltre la tutela dell’ambiente marino e sostenendo la pratica del diporto e delle altre attività nautiche.
Le lezioni per i bambini dai 6 ai 14 anni si tengono sui laghi, con docenti FIV (Federazione Italia Velica) e durano cinque domeniche “full immersion”, nelle quali i piccoli velisti apprendono aspetti teorici e (soprattutto) pratici. Si veleggia al mattino e al pomeriggio, ciascuno a bordo di un Optimist, piccolo monoscafo dotato di una singola vela, da sempre utilizzato per l’iniziazione a questo sport.
A che età si comincia ad andare in barca a vela? Si comincia a 6 anni e non prima. A quest’età non si parla di agonismo ma di vero e proprio gioco della vela.
Perché scegliere la vela come sport? È un’attività formativa. Il bambino è da solo e deve gestire la barca in modo autonomo. Dopo i primi insegnamenti anche i più piccoli sanno armare e disarmare la deriva completamente da soli e ciò aumenta il loro grado di responsabilità. Dai 14 anni si passa su barche più grandi come il Flying Junior, che è lunga 4 metri e 20, con un grande fiocco e un equipaggio di due persone. Su queste barche si impara a coordinare i movimenti tra prodiere e timoniere.
Team building e gioco di squadra. Nella vela ci si può orientare al lavoro di gruppo oppure si può essere dei solitari. Il lavoro di squadra è comunque diverso da uno sport di squadra: qui c’è una sola figura che comanda, solitamente lo skipper, che in regata può vedere ogni angolo della barca e osservare il lavoro degli altri, tuttavia ognuno deve eseguire il suo compito. I compiti spesso sono interdipendenti. Per questo motivo è uno sport di coordinamento delle persone e oggi molte realtà lavorative prendono spunto dalla vela per abituare e formare gli uomini al “team building”.
E gli adulti, mentre aspettano i figli? Mentre i bambini si cimentano sullo specchio d’acqua risalendo il più possibile il vento per imparare a bolinare, gli adulti hanno a disposizione una varietà di corsi di patenti nautiche: entro le 12 miglia, oltre le 12 miglia, per navi da diporto, corsi di navigazione astronomica, meteorologia, corsi associazioni progettisti navi da diporto (Aspronadi) e infine corsi di perfezionamento post patente.
[Cathia Zedde]