Comprendere i capricci e il bisogno di possesso nei bimbi di 2-3 anni, per favorire le prime relazioni sociali e gestire i giochi senza conflitti
Intorno ai due-tre anni, ogni bambino attraversa una fase definita da capricci, opposizione e un forte desiderio di autonomia. È il momento in cui le parole “io”, “no” e “mio” diventano protagoniste assolute nel suo vocabolario: non si tratta di semplice ostinazione, ma di un’espressione profonda dell’identità in costruzione. I giochi, in particolare, assumono un valore simbolico: il bambino li considera un’estensione del proprio “io” e li difende con fermezza dagli altri. Gradualmente, però, cresce anche la sua curiosità per il mondo esterno e per gli altri bambini. L’ingresso alla scuola dell’infanzia aiuta moltissimo questo passaggio: i piccoli si confrontano con dinamiche di gruppo, dove i giochi non sono di uno solo ma di tutti, e imparano a mediare i propri desideri. Questo può essere utile soprattutto per i figli unici, meno abituati a condividere o ad aspettare il proprio turno.
Educare alla condivisione senza conflitti
Anche se il bambino riesce a rispettare le regole in ambienti come la scuola, può rimanere possessivo a casa o con gli amici. In questi casi, meglio non sgridarlo né obbligarlo a prestare i suoi giochi: non comprenderebbe la logica e si chiuderebbe in sé stesso. Piuttosto, è utile proporgli di condividere con serenità, usando parole semplici e stando vicino a lui, anche fisicamente. La pazienza è fondamentale: a questa età la ragionevolezza e i lunghi discorsi non funzionano. Con il tempo e con il giusto accompagnamento, il bimbo imparerà da solo a bilanciare il bisogno di affermarsi con il piacere di stare con gli altri. La crescita lo guiderà verso forme di relazione più mature, dove il “mio” non sarà più un grido di possesso, ma il primo passo verso l’incontro.
Questa fase non è una devianza da correggere, ma una tappa da attraversare insieme a lui, con empatia e presenza. La bellezza della crescita — la vera beauty routine dell’infanzia — sta nel vedere i bambini diventare sempre più capaci di riconoscere gli altri, condividere e appartenere. E proprio i giochi che oggi difende con tanta tenacia saranno, presto, gli strumenti che userà per entrare nel mondo e scoprire il valore della relazione.