L’isolamento sociale dei bambini: come reagire?

da | 3 Apr, 2020 | Lifestyle

Mancano gli amici, il contatto con i coetanei e l’anno scolastico è stato bruscamente interrotto. Un isolamento sociale improvviso, trauma non banale, soprattutto per i piccoli 

Alla maggior parte dei bambini non mancano la presenza dei genitori, i giochi e le attività creative. La quarantena non è uguale per tutti, è vero: ci sono genitori che lavorano e famiglie che non hanno neppure un balcone. Ma ognuno di noi cerca di stare il più possibile accanto ai propri figli in questo periodo nuovo e difficile, inventando momenti di gioia o attività sportive nei posti più improbabili della casa. 

I bisogni sociali per i bambini

Nella piramide di Marlow vengono individuati i bisogni principali dei bambini e di ogni individuo. Ci sono i bisogni primari legati alla sopravvivenza, seguiti dai bisogni legati a protezione e sicurezza e subito dopo, al terzo posto, ci sono i bisogni sociali, molto importanti per lo sviluppo di ogni individuo. 

“Per bisogni sociali non si intende solo imparare a stare in mezzo agli altri: la sfera sociale influisce nell’apprendimento, nella creazione dell’autostima e dell’autorealizzazione” spiega la dottoressa Elisa Manavella, psicoterapeuta infantile “Quello che manca ai bambini in questo momento, più di ogni altra cosa, è il contatto con gli altri, con i propri coetanei. Con l’aggravante che l’isolamento sociale in cui ci ritroviamo è stato improvviso e con una durata, per il momento,  indefinita”

Gli effetti di questo disagio

Sono passate quasi quattro settimane dall’inizio dell’isolamento sociale e sei settimane dalla chiusura della scuola in molte regioni. Molti genitori iniziano a vedere gli effetti negativi di questo isolamento e non sanno in che modo reagire. Secondo la Società Italiana per lo studio dello Stress Traumatico, molti bambini stanno reagendo all’isolamento sociale con atteggiamenti come iperattività, maggiore irritabilità, disturbi del sonno, aumento di capricci, discontinuità nel gioco e comportamenti regressivi.

Per i piccoli è più difficile

Per i bambini più grandi e gli adolescenti c’è la didattica online – seppur difficile e con mille criticità – che permette di tenere i contatti con i compagni di scuola e garantire un minimo di continuità nel percorso scolastico. Inoltre i più grandicelli sono già abituati a gestire le proprie amicizie anche attraverso la tecnologia, con telefonate, messaggi, social, e hanno già familiarità con questi mezzi.

Non è la stessa cosa per i piccoli, soprattutto chi frequenta la scuola materna, che sono esclusi dalla socialità virtuale. Anche se i compagni e le maestre mandano qualche messaggio per motivarsi a vicenda, vederli dal vivo e continuare insieme l’esperienza di crescita è tutta un’altra cosa. 

Diamo continuità alla scuola

Per chi frequenta la scuola dell’obbligo è importantissima la possibilità di poter proseguire con il programma mediante la didattica online. 

Per i bambini più piccoli invece, non esiste questa routine e il legame con la scuola rischia di spezzarsi.

“I bambini vivono il presente e in questo periodo dobbiamo portare, nei limiti del possibile, la scuola nella loro quotidianità. Come fare? Parliamo della scuola, introduciamo l’ambiente scolastico nei giochi di simulazione, raccontiamo storie ambientate a scuola o guardiamo cartoni animati in cui si parla di scuola. La scuola non è sparita, è solo momentaneamente sospesa” suggerisce la dottoressa Manavella “Organizzare videochiamate con i compagni o con le maestre, – anche se non è sempre semplice – può essere utile. Ci permette di mantenere una relazione costante e un minimo di continuità scolastica attraverso lavori commissionati dalle insegnanti ai bambini”

Se manca il rito di passaggio

Ci sono bambini che il prossimo anno cambieranno ciclo scolastico. Alcuni termineranno l’asilo nido e tantissimi concluderanno il triennio della scuola materna o i cinque anni di scuola elementare.

“Il fatto (probabile) di privarli del momento conclusivo, di saluto e di restituzione dell’esperienza durata anni, non è per nulla banale. Questa mancanza potrebbe provocare problematiche nell’inserimento del nuovo ciclo scolastico.

Nei limiti del possibile, ipotizzare un evento – ovviamente quando ci saranno le condizioni, in estate o a settembre – potrebbe aiutare molto a superare il trauma di questo “salto” scolastico” propone la dottoressa Manavella.

“Un evento in cui i bambini si salutano, vengono simbolicamente ‘premiati’ per la conclusione del percorso e mostrano alle maestre e ai compagni alcuni dei lavori più belli prodotti durante la quarantena”. 

Come genitori pensiamoci, e iniziamo a parlarne con le insegnanti. Teniamo viva la speranza di poter organizzare il prima possibile un momento di festa tutti insieme. 

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