Il malessere del sovrappeso

da | 3 Ott, 2013 | Lifestyle

Mia figlia Nadia, di 11 anni, è una bambina sovrappeso. Crescendo si allunga, ma poi si allarga di nuovo. Non ha un fisico “modello Bratz” e ne soffre moltissimo. Io stessa, essendo stata in gioventù una bambina grassa, so quanto sia facile essere emarginati, quante prese in giro si subiscono, quanto sia brutto essere la cicciobomba del gruppo. Il problema, ora che si avvicina l’estate, è il costume da bagno. Nadia ama nuotare, ama il mare, ama il caldo, ma non ha più il coraggio di mostrare il suo corpo. Non lo ammette neppure con se stessa, ma io so che è così. L’anno scorso abbiamo avuto un sacco di problemi: se decidevamo di andare in piscina faceva finta di stare male e non voleva venire. Durante le vacanze indossava sempre calzoncini corti per coprire il sedere (e non si rendeva conto che così attirava ancora di più l’attenzione…). E quando c’è da stare in costume è sempre di cattivo umore, triste e nervosa. Vorrei aiutarla. Insieme proviamo a stare a dieta, ma sento che c’è bisogno di qualcosa di più. E non so cosa fare. MirellaIl fatto che il proprio corpo non corrisponda ai propri desideri e soprattutto che non combaci con le immagini che la società impone è un problema assai diffuso, che in certi momenti dell’anno, come l’estate, si fa sentire di più. Il corpo è il modo che abbiamo per comunicare con l’esterno. A volte non vorremmo dire qualcosa, ma le nostri mani e il nostro sguardo sono più eloquenti e più immediati della nostra volontà. E poi c’è il problema del peso, quello che fa sentire inadeguati e impacciati, con se stessi e con gli altri. Le diete non sono l’unica soluzione, perché dietro alla voglia di cibo c’è spesso una ricerca di altro: di attenzioni, di amore, oppure di riconoscimenti che non si sanno chiedere altrimenti. Ora, carissima Mirella, rispondere a una lettera come la tua è complesso. Posso dirti due cose. La prima è che non devi forzare Nadia a mettersi il costume o a venire in piscina con te, perché questo la metterebbe ancora più a disagio. È fondamentale, per te e per lei, accettare che Nadia sia così. Questo non significa sottovalutare la situazione, ma circoscriverla. Il secondo consiglio è farsi aiutare da uno specialista (uno psicologo o un neuropsichiatra infantile e non un dietista) che potrebbe favorire Nadia a parlare di quello che non riesce a esprimere (non per colpa tua) e quindi a usare una strategia alternativa al cibo e all’uso del proprio corpo, per dire che sta male e per dare un nome al suo malessere. Credo che Nadia abbia un disagio che nasconde con il sovrappeso perché quest’ultimo, paradossalmente, è più facile da condividere e da fare accettare. È responsabilità dei genitori aiutare i figli a entrare in confidenza con se stessi e a guardarsi in faccia e allo specchio senza nascondersi.

 

Sono stanco di queste mamme che vogliono avere dei “superbimbi”. Sono orgogliose se i piccoli scrivono a quattro anni, leggono a tre, usano il computer a due… Secondo me gli fanno solo male, come se l’infanzia fosse tutta “tempo sprecato”. Dico bene? Luca

I genitori si trovano spesso a confrontare i figli: quante parole conoscono, quanti passi fanno prima di cadere, quante ore dormono per notte… Siamo convinti di non poterci permettere che nostro figlio sia meno dell’altro; ci preoccupiamo che possa sentirsi inferiore nella vita o che possa non essere brillante come vorremmo. E allora forziamo i suoi passi, gli mettiamo le scarpe a sei mesi perché così “il suo piede si abitua a indossarle”, non lo teniamo in braccio a tre mesi se piange perché se no “lo viziamo troppo”. Sarebbe invece necessario fermarsi di fronte all’immensa bellezza di un bambino che scopre la sua manina o che gorgheggia perché ha capito che sta ascoltando la sua voce. Fermarsi a guardare il proprio cucciolo che con un enorme sforzo mette la forchettina in bocca e soddisfattissimo sorride. Ci vuole tempo per apprezzare le evoluzioni dei bambini. I confronti dovrebbero servire a valorizzarle, condividerle e non dimenticarle. I piccoli momenti, che sono per loro (e a volte anche per noi genitori) delle conquiste giganti, sono veramente incomparabili.

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