Ti vedo, non ti vedo

da | 5 Dic, 2013 | Lifestyle

Cartelle, diari, astucci: settembre è il mese degli acquisti per l’inizio della scuola. Avete pensato anche agli occhi? Dopo un’estate passata al sole, non si possono affrontare otto ore in classe senza la certezza di vedere bene, quindi armatevi di un pomeriggio libero e mettetevi in marcia: settembre è il mese ideale per programmare l’esame della vista per i bambini e, se necessario, per scegliere gli occhiali, che saranno coloratissimi e alla moda, da coordinare alla giacca e alle sneaker. Il look è importante per non creare disagi o rifiuti nel bambino: chi deve portare gli occhiali può (e deve) farlo sentendosi pienamente a suo agio in tutte le situazioni, a scuola o sui campi sportivi, ai giardini o al cinema. Lungi dall’essere il quattrocchi di altri tempi, i bambini possono avvicinarsi agli occhiali come a un elemento che esalta e definisce la personalità. Sceglierli può essere bello: ci sono modelli trendy, realizzati con materiali plastici dai colori vivaci, che sono autentiche miniature dei modelli indossati dai grandi. L’importante è che siano pratici e sicuri e, visto che andranno cambiati più frequentemente che nell’adulto (in proporzione alla crescita e al numero di cadute, pallonate, dimenticanze in fondo allo zaino, masticature, smarrimenti e via dicendo), non devono neppure costare un occhio della testa.

Si comincia dall’ottico

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha individuato nel negozio di ottica che si trova sotto casa il miglior servizio di ‘primary care’ per la vista, cioè la prima assistenza a portata di mano. Se non sapete da dove cominciare, la cosa migliore è andare dall’ottico. I negozi preferibili sono quelli che hanno tra il personale almeno uno tra i 15.000 ottici optometristi che in Italia hanno conseguito il diploma o la laurea, da quando questa è stata istituita. L’optometrista è in grado di effettuare le prime misurazioni, che si fanno in negozio, in genere senza appuntamento e gratuitamente. Se al controllo dovesse risultare qualcosa da approfondire, sarà lo stesso optometrista a indirizzare i genitori verso figure professionali specialistiche, cioè l’oculista, che è un medico, o l’ortottista, che si occupa di strabismo, ambliopia e altri deficit di accomodazione e convergenza. A questo primo controllo i bambini non arrivano tuttavia digiuni: un primo screening viene effettuato nei reparti di neonatologia e a ogni bilancio di salute il pediatra valuta il corretto livello di maturazione del sistema visivo. “Nei vizi rifrattivi prima si interviene, meglio è – spiega Carlo Visconti, ottico-optometrista e docente a contratto all’Università di Torino -. Tuttavia i bambini fino a 18 mesi non hanno una vista perfettamente formata e i movimenti degli occhi non sono coordinati in modo fine. Le tappe fondamentali dello sviluppo arrivano a 3 e 6 anni, in concomitanza con l’inserimento nella scuola materna e primaria: in questi passaggi fondamentali il sistema visivo matura ed è bene programmare un controllo per verificare che ogni passaggio si concluda correttamente. Un’altra tappa fondamentale si ha intorno agli 11 anni ma è soltanto a 23-25 anni che il sistema può dirsi maturo e stabile”.

Un controllo all’anno

In Italia una corretta attenzione sanitaria ha fatto scomparire definitivamente problemi di altre epoche, come il tracoma, una infezione batterica della congiuntiva e della cornea. “Nei bambini non devono esistere patologie, ma solo errori di rifrazione – spiega Carlo Visconti –. Questi errori sono ascrivibili a quattro tipologie: la miopia, cioè un difetto di messa a fuoco che provoca una visione sfuocata da lontano e che è tanto più grave quanto più è precoce; l’ipermetropia, cioè una carenza di messa a fuoco che provoca scompensi nella visione da vicino o da lontano e che non deve destare preoccupazioni perché per i valori medi tende a diminuire fino ad azzerarsi entro i 20 anni; l’astigmatismo, cioè la visione sfuocata o sdoppiata a tutte le distanze, che cambia con l’età e tende a ridursi nei primi 6 anni e infine lo strabismo, che va curato sempre e subito e sul quale bisogna avere le idee ben chiare perché il bambino rischia di perdere la visione binoculare”. In generale è bene programmare un controllo dall’optometrista o dall’oculista una volta all’anno, anche se il bambino non manifesta difficoltà. Non c’è però da preoccuparsi se si sgarra di qualche mese, rimandando il controllo agli inizi dell’anno scolastico, anzi forse settembre e ottobre sono i mesi migliori. “La miopia è il difetto visivo più frequente al mondo – spiega Carlo Visconti -. In Italia si calcola che ne soffra il 25-30% della popolazione e questa percentuale è in aumento, non tanto per le miopie ereditarie e medio-alte, ma per quelle definite funzionali o posturali, che derivano dallo stile di vita: bambini che studiano troppo o che trascorrono troppo tempo davanti alla tv o in ambienti chiusi”.

La visita e le lenti

Il controllo della vista dura circa trenta minuti ed è effettuato in una sala di misurazione attrezzata. Nei negozi di ottica con attenzione ai giovani clienti, il classico ottotipo con le lettere è sostituito da schermi lcd con animazioni, disegni e cartoni animati. L’optometrista controlla la presenza di eventuali difetti e fornisce le indicazioni per la preparazione degli occhiali. Gli errori rifrattivi (miopia, ipermetropia o astigmatismo) non sono patologie ma difetti dell’occhio che non riesce bene a mettere a fuoco: in questi casi il rimedio è usare le lenti correttive in occhiali o lenti a contatto. Queste ultime, che per anni non sono state consigliate ai bambini, sono state recentemente ‘sdoganate’ grazie alle più moderne tecnologie di produzione e ai nuovi materiali che permettono di avere lenti perfette, tollerabili, facili da mettere e anche usa e getta. In occasioni speciali, come una festa o una gita, durante lo sport o in vacanza, l’uso di lenti a contatto è da prendere in considerazione, anche se ci vuole un po’ di tempo e costanza per ‘addestrare’ il bambino a metterle e a gestirle durante la giornata. Per lo strabismo si fa un discorso a parte: è una carenza di equilibrio binoculare, cioè una incapacità degli occhi di convergere e divergere per spostare lo sguardo su oggetti lontani o vicini. Va curato prestissimo e con un certo impegno da parte del bambino e dei genitori, utilizzando gli occhiali prescritti, la benda occlusiva e seguendo le prescrizioni dell’ortottista. Solo con costanza e applicazione si può far riacquistare al bambino il visus ottimale e la stereopsi, cioè la percezione della profondità. “Nella scelta delle lenti ci vuole la massima cura – spiega Carlo Visconti -. Le lenti per bambini sono soltanto in materiale plastico, quindi non suscettibili di rotture. Sopra la lente viene applicato dal produttore un trattamento indurente che previene la formazione dei graffi e delle microabrasioni. È consigliabile abbinare anche un trattamento antiriflesso, che fa alzare un poco il prezzo ma in cambio rende l’occhiale decisamente più pulito e soprattutto regala un comfort assoluto alla vista, soprattutto quando gli occhiali si usano in ambienti chiusi, come la scuola, o davanti allo schermo, che sia di computer o tv”.

Montature per età e gusti diversi

“La scelta della montatura è importante, soprattutto per i bambini che non hanno ancora il nasino pienamente conformato – spiega Carlo Visconti -. È un momento delicato in cui l’ottico tiene presenti i gusti del piccolo cliente e dei genitori, ma valuta anche le caratteristiche tecniche necessarie per avere un occhiale impeccabile da un punto di vista tecnico e confortevole in ogni momento della giornata”. Per i bambini da sei mesi a un anno si usano montature in gomma o silicone, morbide e leggere. Da due anni a quattro anni sono consigliate montature in acetato colorato o in gomma, senza naselli per favorire l’appoggio e la stabilità. Dai quattro anni in su si usano occhiali per bambini che sono in tutto e per tutto simili a quelli degli adulti. La scelta dei materiali (plastica colorata, trasparente, metallo), degli accessori (cordino o elastico per non perderli) e le caratteristiche estetiche sono da valutare in base alle tendenze, alla moda, ma anche all’uso, al difetto da correggere e alla personalità del bambino. Con il trattamento indurente le lenti possono durare anche un anno, cioè l’intervallo necessario tra una visita e il successivo controllo. “L’occhiale va sottoposto a una manutenzione frequente. La registrazione delle aste, la centratura sull’asse focus visivo, le piccole riparazioni fatte in casa sono in genere dannose per la buona salute dell’occhiale: meglio una scappata dall’ottico che in pochi minuti mette a posto tutto. Per la manutenzione quotidiana non serve nulla di speciale: le lenti si lavano con acqua e sapone neutro, si asciugano con un panno morbido e non con fazzoletti di carta o tovaglioli che potrebbero rigare la lente. Non servono neppure le pezzuole imbevute e men che meno l’alcool, che può rovinare alcuni trattamenti”. E se proprio il bimbo non vuole saperne di portare gli occhiali? “Non bisogna arrendersi quando vengono prescritti e sembra difficile usarle – spiega Carlo Visconti -. Soluzioni alternative si trovano sempre: esistono occhiali graduati per la piscina o maschere per andare sott’acqua, mascherine per sciare, occhiali per piccoli sportivi oppure si può ricorrere a una applicazione precoce di lenti a contatto. L’importante è incentivare l’uso degli occhiali perché nulla sia tralasciato nella buona visione del bambino”.

Controlli domestici

I genitori possono controllare che i movimenti degli occhi dei bambini siano simmetrici, per evitare che nei bambini un occhio sia penalizzato a discapito dell’altro. Gli occhi si devono muovere entrambi in tutte le direzioni, le pupille devono essere di uguale misura e il riflesso sull’occhio di un oggetto lontano deve essere uguale a destra come a sinistra. Ovviamente gli occhi devono muoversi in maniera coordinata: se si vede che un occhio va per conto suo, bisogna effettuare subito un controllo. Non deve destare molta preoccupazione invece che i bambini non sappiano riconoscere i colori: nella maggior parte dei casi non si tratta di difetti di vista, ma solo di problemi di verbalizzazione. Meglio però fare un controllo da adolescenti, magari poco prima di prendere la patente. Altri segnali che possono indurre a preoccuparsi sono palpebre spesso arrossate o gonfie e occhi lucidi o rossi. Da tenere in considerazione infine il ripetersi di comportamenti specifici: se il bimbo sbatte frequentemente gli occhi, se chiude un occhio o lo copre con la mano, se guarda di traverso, se aggrotta le sopracciglia, se inclina la testa o si sporge in avanti, se ha problemi a leggere o a impegnarsi in altre attività, se avvicina molto gli oggetti agli occhi per vederli bene, se dice di non vedere bene, di vedere sfuocato o doppio, se sente prurito o bruciore agli occhi e se infine dice spesso di avere mal di testa, vertigini o nausea.

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