Una lettrice, Daniela, chiede: “Compro sempre delle bottigliette d’acqua di plastica da 250 ml che tengo in macchina per le emergenze. Stanno lì anche per lunghi periodi e passano dal fresco del garage ai 40 gradi dei parcheggi estivi assolati. Mio marito dice che quell’acqua non si può bere, è vero?”
Il problema è sicuramente legato più ai 60 (sì, la temperatura in auto arriva anche a 60 gradi) del parcheggio estivo che al fresco del garage. Ora, affermare che l’acqua delle bottigliette non si possa bere è forse eccessivo, ma questo non vuol dire che vada bene lasciarle in acqua al sole dei parcheggi. Le bottigliette sono di plastica, la plastica è quasi per tutte le marche polietilentereftalato (PET), che secondo il parere di alcuni (in rete si trova un abbondante numero di siti che trattano l’argomento) potrebbe rilasciare nell’acqua degli ftalati, che sono molecole non eccessivamente salutari (tanto per usare un eufemismo). In realtà per ora non esistono prove certe che il PET delle bottiglie si decomponga rilasciando all’interno dell’acqua da bere sostanze nocive. Di sicuro più che il caldo, la causa di una eventuale depolimerizzazione della plastica è la luce solare diretta, che potenzialmente può rompere il legami chimici presenti all’interno delle catene polimeriche. Avete mai osservato come ‘invecchiano’ rapidamente gli oggetti in materiale polimerico lasciati costantemente sotto il sole? L’invecchiamento è causato dalla depolimerizzzazione e dalla ricristallizzazione del materiale, a sua volta provocata dall’energia della luce solare a cui vengono esposti per lungo tempo. In merito alla questione si possono dare alcuni suggerimenti banali ma efficaci: tenere in auto solo le bottigliette che servono per il viaggio e sostituirle più di frequente; utilizzare contenitori in vetro (anche se questi comportano problemi tecnici che la plastica supera agevolmente) oppure in cartone (come quelli dei succhi di frutta); quando le bottiglie vengono stivate in auto, sistemarle in modo che non ricevano luce solare diretta (sotto il sedile, nel cassettino o nel bagagliaio). Teniamo infine presente che tutta l’acqua in bottiglia che arriva nei nostri bicchieri e poi nei pancini nostri o dei nostri figli ha una lunga storia di stoccaggio e trasporto e probabilmente è stata esposta al sole e al caldo per lungo tempo. Per cui, viene da dire, se qualcosa doveva depolimerizzarsi e decomporsi probabilmente l’ha fatto prima di finire nel lunotto della macchina o sullo scaffale della dispensa. Il tema dell’acqua in bottiglia è già stato affrontato su queste pagine e con esso molte delle problematiche legate al consumo di acqua confezionata. Se proprio non ci si sente sicuri nel dare da bere ai nostri bambini l’acqua delle bottigliette lasciate costantemente in auto, forse può essere un’idea procurarsi una borraccia di alluminio e riempirla di acqua del rubinetto fresca prima di uscire di casa con i pargoli. L’acqua dell’acquedotto viene controllata tutti i giorni (per ovvi motivi) mentre quella della bottiglia non lo è necessariamente.
[Ugo Finardi – Chimico, ricercatore CNR]