Scuola, fuori il più possibile. Eppure l’Italia non è pronta

da | 1 Mar, 2021 | Lifestyle

Tante scuole stanno modificando programmi, attività e spazi per spostarsi all’esterno, in cortile o giardino. Eppure, nonostante le evidenze scientifiche, le famiglie italiane non sono convinte

In tanti, da subito, hanno detto che esiste una lezione che questa pandemia ed emergenza ci può dare. È la necessità di rallentare e di resilienza; è il tornare a godere delle piccole cose senza strafare; è la possibile di trovare un nuovo modo, più rispettoso verso gli altri e la Terra, per fare più o meno le stesse cose di prima. 

È stata un’occasione per scoprire che lo smart work forse può facilitare la conciliazione; e che esiste un mondo fuori da casa che offre un sacco di esperienze. Già, l’esterno, i giardini, il parco, le attività all’aria aperta: questo era il momento del riscatto, in un’Italia che rispetto ai paesi cugini del Nord Europa ha sempre goduto poco degli ambienti urbani o wild. Per insegnare ai bambini ad imparare dalla natura e nella natura

Le evidenze scientifiche oltretutto parlavano chiaro: all’aperto la possibilità di contagio e trasmissione del Covid-19 è molto ridotta, quindi spostiamo quanto possibile in esterno. Alcune scuole hanno accolto questo invito e hanno deciso di reinventarsi, di cambiare programmi, attività e spazi, cercando di valorizzare giardini e cortili.

Eppure, c’è ancora qualcosa che non convince le famiglie italiane.

Terribile e temibile aria fredda

La raccomandazione più grande per chi frequenta scuole, uffici, luoghi pubblici in questi mesi di emergenza sanitaria è il frequente cambio d’aria. Aprire la finestra tanto, durante i cambi ora, anche durante le lezioni se possibile.

“Fino a novembre non ci sono stati problemi – dice un’insegnante di Novara, in Piemonte – ma a dicembre abbiamo iniziato a ricevere reclami e avvisi dai genitori. Avevano paura dell’aria fredda, della corrente e di possibili raffreddori; quindi ci chiedevano di tenere le finestre chiuse ogni volta che i bambini fossero fermi ai banchi.

Ovviamente era già nostra premura evitare correnti d’aria, e far vestire i bambini in caso di freschetto; ma il cambio d’aria in una classe di 23 bambini ci sembrava opportuno (oltre che consigliato). Eppure non a tutti andava bene”.

Senza distrarsi dal programma

“Mio figlio fa quinta elementare, in una scuola piuttosto grande, ma con spazi generosi. Escono un paio di volte la settimana. Abbiamo provato a chiedere alle insegnanti di aumentare il tempo fuori, visto che già rinunciano alla ricreazione tutti insieme, alla mensa e alle attività extra. Ma le insegnanti sono terrorizzate dal programma, vogliono andare avanti perché temono un nuovo lockdown e di dover proseguire con la DAD.

La preparazione alle scuole medie sta diventando quasi una preparazione militare, e intanto si perdono tutto il resto”, ha commentato una mamma di Milano. Seguire il programma senza ritardi pare essere una preoccupazione di molti.

“Nulla, non c’è stato verso, la classe di mia figlia, in prima elementare, esce in cortile pochissimo. Vogliono finire l’alfabeto e dare un po’ di sicurezza nella lettura e scrittura; poi ne riparleranno”, dice un padre di Genova. “Temono di dover ripetere l’esperienza di didattica a distanza dello scorso anno, deleteria in prima, e così si concentrano sulla lezione, al banco, con mascherina, senza il minimo sfogo. I bambini arrivano al venerdì che sono stanchi e bianchissimi”.

Può cambiare la canotta?

Un gruppo di genitori di una scuola elementare in provincia di Torino ha iniziato a discutere in chat. “I bambini non escono mai. Fanno tempo modulo, ma anche durante le giornate lunghe non escono, mai. Mai vuol dire che non fanno ricreazione fuori, fanno educazione fisica in piedi al banco perchè non hanno la palestra interna, niente. Ho provato a far emergere la questione della chat di classe, prima di chiedere alle insegnanti di prevedere dei momenti di svago in cortile.

La scuola ha una sola sezione, un bel cortile, e avrebbero tutte le condizioni per staccare con attività all’aperto o gioco libero in massima sicurezza. A parte un paio di genitori d’accordo, si è sollevata una grande polemica: c’è la paura del freddo. Nel 2021 e con tutto quello che stiamo vivendo, in Italia abbiamo ancora paura di giocare in cortile!

Le maestre ci hanno fatto capire che loro non si prendono la responsabilità di portare i bambini fuori con il freddo, che all’esterno ci pensassero i genitori. Una mamma ha detto che suo figlio è molto debole di salute e che preferiva che rimanesse al chiuso fino alla primavera.

Un’altra ha detto che per lei andava bene, a condizione che il figlio potesse cambiare la canottiera sudata al rientro in classe. Cosa evidentemente non possibile, sia per una questione di tempi che di spazi centellinati all’osso”. Insomma, stare all’aperto fa ancora tanta tanta paura.

Riorganizzare gli spazi

Ma quando la volontà c’è, spesso il problema è logistico. Uno dei principali problemi che le scuole hanno dovuto affrontare per questo rientro in aula è la riorganizzazione degli spazi.

Andava garantita l’autonomia degli spazi, poco interscambio e nessuna condivisione tra le “bolle” o classi. Pranzo in aula, entrate e uscite scaglionate e turni per uscire in cortile.

“La scuola di mio figlio, che fa quarta elementare, è molto grande, con cinque sezioni. A settembre sono stati fatti i turni per evitare contatti tra gruppi diversi, e così ogni classe aveva la possibilità di uscire un paio di volte a settimana. Se era brutto saltava il turno e stava in aula. Su un tempo pieno di otto ore giornaliere, ci è parso proprio poco, considerando che per le prime settimana sono state sospese anche le attività motorie in palestra.

Con alcuni genitori allora abbiamo iniziato a fare disegni e scarabocchi e siamo riusciti a dividere lo spazio esterno in tre aree per consentire a tre classi di uscire contemporaneamente. Abbiamo usato le panchine dell’esterno per separare le zone, insieme a qualche pianta e vaso che già c’erano. Le maestre e tutta la dirigenza sono stati molto accoglienti e hanno prontamente riorganizzato gli spazi”. 

Riappropriarsi della città

Poi c’è chi è andato oltre. “La nostra palestra è inagibile e il cortile davvero piccolo e buio. Come gruppo docenti del complesso che accoglie elementari e medie siamo fin da subito state decise a portare bambini e ragazzi fuori il più possibile, soprattutto i più piccoli”, dice un’insegnante di Torino.

“Visto che gli spazi della scuola non ci erano sufficienti, abbiamo approfittato del quartiere. Siamo vicino a un grande parco e il corso davanti al nostro ingresso è in buona parte pedonale. Ci siamo organizzati e con le giuste autorizzazioni e cautele, siamo usciti da scuola”. Una soluzione che pare più facile ora che gran parte delle regioni sono diventate gialle.

“La scuola di mia figlia è attaccata al parco delle Vallere, lungo il Po. Con il passaggio a zona gialla, le maestre ci hanno preparato un foglio da firmare che autorizzava le uscite nei pressi della scuola. Così loro adesso vanno a fare scienze nel parco, studiano le stagioni, ma anche arte e musica. Ci vanno anche quando fa freddo, se ci sono le pozzanghere e con la neve. Hanno saputo valorizzare il momento e la loro posizione; per i bambini è divertentissimo e i genitori sono molto contenti di questa proposta”.

Pic nic fuori per i piccoli

“Era un mio sogno da tanto tempo, e il momento è arrivato”, dice Sara, maestra in una scuola d’infanzia da una ventina d’anni. “Mi piaceva l’idea di spostare i tavoli per il pasto fuori, cercando di godere in relax di uno dei momenti più belli della giornata e collettività.

Abbiamo chiesto ai genitori, e non ci sono state resistenze. Abbiamo spiegato loro come avremmo organizzato la giornata, e che in caso di pioggia o gelo saremmo rimasti dentro. Mangiamo fuori praticamente sempre e i bambini sono entusiasti.

Viviamo molto di più il giardino e in un modo ancora diverso rispetto a prima. Da quando mangiamo fuori i bambini hanno iniziato a tirare fuori idee per abbellire il loro giardino: un bimbo ha portato una mangiatoia per gli uccellini costruita insieme al papà, e ognuno di loro al compleanno regala una pianta, un vaso o una zappetta per i lavori fuori. E dentro è aumentato lo spazio per la nanna e per la consultazione dei libri!”.

dibattito scuola

 

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