Scegliere la scuola superiore: consigli utili per non sbagliare

da | 30 Ott, 2018 | Lifestyle

La scuola giusta non sempre è la più rinomata o la più tecnologica, ma quella che soddisfa meglio le esigenze dei figli

Dopo le scuole medie, che cosa scegliere? C’è il parere dell’insegnante che conosce bene le ragazze e i ragazzi, ci sono servizi di orientamento, ci sono ovviamente i desideri, le speranze e i sogni dei nostri figli.

C’è anche un sistema che valuta le scuole superiori italiane, Eduscopio, un portale senza scopo di lucro, costruito dalla Fondazione Agnelli, che dà informazioni sulla qualità degli istituti secondari di secondo grado di tutta Italia.

La classifica delle scuole migliori

Da diversi anni Eduscopio fornisce una classifica delle migliori scuole superiori italiane, dai licei agli istituti tecnici. Il report, pubblicato a novembre 2017, offre un elenco delle scuole superiori che preparano meglio agli studi universitari o al lavoro dopo il diploma.

La classifica è basata sull’analisi degli esiti universitari e lavorativi di circa 1.100.000 studenti che si sono diplomati in oltre 6.000 scuole italiane. L’elenco è consultabile on line.

Eduscopio è una buona risorsa per capire come scegliere la scuola superiore da fare dopo le medie. Tuttavia, oltre ai risultati universitari e lavorativi dei diplomati che escono da un istituto, ci sono altri fattori che devono essere tenuti in considerazione nella scelta dei percorsi di istruzione secondaria di II grado.

Le inclinazioni personali e le esigenze specifiche, sono, per esempio, due variabili che incidono sui risultati scolastici e come tali devono essere considerati prioritari.

Come scegliere la scuola superiore giusta

Uno dei modi migliori per supportare i figli nel nella scelta della scuola, è aiutarli a capire quali sono le loro particolari abilità.

Le valutazioni che si fanno normalemente riguardano in genere fattori semplici come la vicinanza a casa, che tipo di studente frequenta e “che aria tira” nella scuola. Ovviamente sono fattori importanti, ma non devono essere considerati prioritari.

Partiamo piuttosto dalle caratteristiche dello studente. E’ un aspetto importante, non solo in termini di rendimento, ma anche a livello emotivo. 

Lo studente che sceglie il corso di studi sbagliato probabilmente avrà voti bassi e si sentirà frustrato e inadeguato. Proprio per questo, potrebbe decidere di abbandonare gli studi, anche se magari è molto dotato in materie che, nella scuola frequentata, hanno una incidenza minore.

Le giornate di orientamento

Per conoscere l’offerta formativa e gli sbocchi lavorativi delle scuole è indispensabile partecipare alle giornate di orientamento. Andateci, voi genitori con i figli, per incontrare alcuni docenti, visitare gli edifici, osservando gli spazi, le attrezzature e i laboratori.

Visitando la scuola si capisce l’impegno richiesto: gli orari di scuola, se è previsto il rientro pomeridiano, se si fa lezione al sabato mattina. Si raccolgono informazioni sui libri di testo, sui tablet, sulle dotazioni informatiche. Si viene a sapere a quanto ammonta il “contributo volontario” richiesto dalla scuola (e che, per quanto volontario, è molto spiacevole non pagare).

Le giornate di orientamento sono quasi ovunque organizzate dalle singole scuole nei mesi di ottobre e novembre. L’iscrizione si fa a gennaio sul sito del Ministero dell’Istruzione con una procedura che è uguale in tutta Italia.

Alcune scuole offrono supporto ai genitori per la procedura online: bisogna informarsi in segreteria. 

Errori da non fare

Non commettete un classico errore che fanno molti genitori: sperare che il figlio realizzi le sue personali aspirazioni, spesso non appagate.

È giusto consigliare i figli, aiutarli a raccogliere tutte le informazioni e valutare le alternative, ma è necessario lasciarli seguire inclinazioni diverse dalle proprie. Se il padre è medico non è detto che il figlio lo debba diventare.

Leggere il POF, se necessario 

Un altro elemento che può aiutare nella scelta della scuola è la lettura del POF, il Piano dell’offerta formativa dell’istituto, nel quale sono contenute tutte le informazioni sulla scuola, compresi gli orientamenti in campo di disciplina e modalità di studio.

In genere il POF è un documento noiosissimo, simile al regolamento di condominio, ma aiuta a capire “il carattere” della scuola. 

La Buona Scuola, l’ultima riforma

La “Buona Scuola’”, ovvero l’ultima riforma della scuola, è stata voluta per garantire un’offerta formativa più ricca e flessibile per gli studenti, attraverso un piano straordinario di assunzioni chge ha coinvolto più di centomila insegnanti. 

Sono state stanziate risorse stabili per la formazione e la valorizzazione dei docenti, investimenti ad hoc per laboratori e digitale. Tuttavia il piano è stato criticato fin dal suo principio da docenti e sindacati per diverse ragioni. 

La critica principale alla nuova autonomia scolastica è che potrebbe determinare scuole di serie A o di serie B, specie nei contesti più disagiati.

Molto criticata è stata anche la funzione del dirigente scolastico. Il vecchio “preside” acquista funzioni manageriali e margini di discrezionalità nella valutazione dei docenti. Questi margini sono così ampi che potrebbero incidere in modo troppo netto nella definizione istituzionale della scuola, nonché nella programmazione didattica.

Le contestazioni più critiche sono state mosse dalla preoccupazione che gli istituti si pieghino troppo agli interessi del mercato del lavoro. In questo modo si perderebbe, almeno in parte, la dimensione educativa.

L’alternanza scuola-lavoro

L’inserimento dell’alternanza scuola-lavoro non ha soddisfatto le aspettative, motivo per cui questo è stata quasi del tutto cancellata.

Questo strumento, potenzialmente molto valido per realizza il famoso passaggio dalle conoscenze che dà la scuola alle competenze che richiede il mercato del lavoro, ha avuto vita dura fin dall’inizio.

Le scuole hanno grandi difficoltà a trovare enti e imprese disponibili ad accogliere gli studenti. Manca il personale amministrativo per gestire una macchina complessa come quella dell’alternanza scuola-lavoro. Gli studenti si sentono, alternativamente, troppo sfruttati o abbandonati a loro stessi, senza che gli sia spiegata la vera utilità di un’esperienza lavorativa in un contesto protetto.

Alla prova dei fatti, l’alternanza scuola-lavoro non ha funzionato, è stata progressivamente smantellata di valore e significato e quel che rimane sarà probabilmente cancellato.

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